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f.

Ritornare, all'atto di mangiare.


Siamo sempre rapite dal fare cose stimolanti e questo lavoro, dobbiamo ammettere, ci consente d'incontrare artisti ed artigiani visionari, in tutta la loro semplicità.

Questa bellezza ci mette, inevitabilmente, davanti all'idea che quanto diventerà materia di A C H E N I vuole essere una nicchia di mondo diverso.

La 'scelta di scegliere' persone riconoscibili, con un'etica di riciclo, filiera corta e uniche nelle loro scelte artistiche è la stessa filosofia che svolazza nella nostra cucina mentre pensiamo a cosa farvi mangiare.

E più la sfida è ardua, più il gioco si fa divertente!

Questa volta la sfida è più ardua che mai: far mangiare i nostri commensali in una grotta dalla bellezza mozzafiato.

Si ma dov'è questa grotta?

Ecco, appunto, a picco sul canyon del torrente Gravina, nel bel mezzo del parco della Murgia Materana in un luogo in cui il tempo ha il potere di uscire dalla sua definizione.

Lì staremo aspettando, tra i profumi meravigliosi della macchia mediterranea e quelli golosi delle nostre ricette.

Per questo motivo abbiamo pensato che chi verrà a sedersi a quel tavolo di legno, dentro le viscere di una grotta dell'età della creta, sospesa nel bel mezzo del parco della Murgia Materana, non può essere parte passiva di questa esperienza unica nel suo genere.

Quindi oltre a consigliare scarpe comode che consentano di camminare su pietre ricoperte di antichissimi licheni e terra brulla, crediamo che un facile esercizio di mindfulness, che i grandi Chef conoscono bene, possa ampliare le percezioni e rendere parte sempre più attiva di questa esperienza.

Prenderemo come esempio un chicco d'uvetta passa.

"Per prima cosa guardiamo attentamente il chicco d'uvetta, lo osserviamo come se non ne avessimo mai visto uno in vita nostra. Con i polpastrelli ne palpiamo la consistenza, mentre notiamo le sfumature di colore e la forma delle superfici. Facciamo attenzione ai pensieri che si presentano riguardo all'uva passa o a qualsiasi altro cibo. Se, mentre guardiamo il chicco di uvetta, proviamo sensazioni di attrazione o repulsione, se ci piace o non ci piace, notiamo anche questo. Poi lo annusiamo per un po'. Infine, consapevolmente, lo portiamo alle labbra, osservando il movimento del braccio e della mano e la salivazione che comincia a prodursi quando il corpo e la mente sono in attesa di ricevere del cibo. Continuiamo a fare attenzione mentre lo mettiamo in bocca e lo mastichiamo lentamente, assaporando il gusto di un singolo chicco di uva passa. E, quando siamo pronti a deglutire, osserviamo l'impulso di deglutire mentre va crescendo, in modo da vivere anche questa fase consapevolmente. Proviamo anche a immaginare o 'sentire' il nostro corpo di un chicco di uvetta più pesante. Poi ripetiamo.[...]"

Tratto da 'Vivere momento per momento' di Jon Kabat-Zinn

Fra pochissimo sveleremo il menu.

un abbraccio,

le cuoche

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